Domenica Crocifissa "Nina" Lolli

Nina Lolli, conosciuta a San Donaci come Mamma Nina, è stata una donna che ha dedicato la propria vita al prossimo.

“Il rumore non fa bene, il bene non fa rumore” (Nina Lolli)



I PRIMI ANNI

Domenica Crocifissa “Nina” Lolli nasce a San Donaci (BR) il 14 settembre 1911, da Salvatore e Vincenza De Mitri. Nina, cosi chiamata dalla famiglia (di profonde radici cristiane) e dalla gente che la conosce, vive il calore familiare insieme ad altri nove fratelli, di cui 5 uomini (Giuseppe, Antonio, Vincenzo, Carmine e Giovanni) e 4 donne (Cristina, le gemelle Giuseppa e Vita, Vita Maria).  L’8 ottobre 1911 riceve il Sacramento del Battesimo nella Chiesa parrocchiale “S. Maria Assunta” da Don Pietro Giannitti. Il 17 maggio 1915 le viene conferito il Sacramento della Confermazione nella stessa Chiesa, dal Vescovo Mons. Tommaso Valeri. Il 15 dicembre 1921, a soli 10 anni, rimane orfana della mamma e di lei si prendono cura le sorelle maggiori, i fratelli, il padre. Da giovane, venendo a conoscenza della figura di San Francesco d’Assisi, ammira la sua scelta di vivere nella povertà e nel servizio verso gli ultimi. Dilettandosi nell’arte del ricamo, con il passare degli anni comincia con le sue stesse mani a preparare il corredo, in vista di un eventuale matrimonio.



LA MALATTIA E LA CHIAMATA

All’età di 20 anni si ammala gravemente e viene ricoverata presso l’ospedale di Francavilla Fontana (BR); qui il Professore Nardone le diagnostica una grave peritonite e pochi giorni di vita. Lo stesso medico consiglia ai parenti di riportarla a casa, dove, piano piano, grazie alle cure costanti del Dott. Sturdà, guarisce “inspiegabilmente”. In questo periodo di sofferenza il Signore le fa sentire la Sua voce e le dice: “Tu non ti sposerai; sarai tutta mia; non vedrai segni e non avrai nessuna apparizione, ma sentirai la mia voce; percorrerai la via della sofferenza per tutta la tua vita”. All’età di 21 anni, in preghiera alla tomba di San Pompilio Maria Pirrotti, a Campi Salentina, Nina sente la “voce” che le chiede “Vuoi essere tutta mia?”. Lei in un primo momento ha timore, poi risponde “Si”. La “voce” continua: “Sarai mia nella povertà, non avrai più niente, sarà tutto venduto; ti resterà solo un terreno che non darà alcun frutto”.



LA PASSIONE PER IL RICAMO

Da quel momento, si dedica soltanto a ricami sacri, interrompendo la realizzazione del proprio corredo e rinunciando al mondo. Alcuni suoi ricami sono custoditi a Pompei, a Capodrise, dove si venera il prodigioso “Gesù Piccolino”, nella Basilica di Ara Coeli e nel Convento delle Suore Bonaerensi di San Giuseppe, a Roma, e nella Chiesetta di San Pio a San Giovanni Rotondo.Mentre un giorno ricamava d’estate ricamava in giardino, ormai superata la malattia, sentì la “voce” dirle: “Sogni una rosa e la fai, sogni un giglio e lo fai, un calice e lo fai, una pecorella e la fai… Ma non sei tu, sono Io che te lo suggerisco”.  Ricama soprattutto di notte, seduta sul letto, nascondendosi dal fratello Carmelo, maresciallo dei Carabinieri, il quale vive con lei fino al giorno della sua morte (6 agosto 1987) e spesso la esorta a dedicare meno tempo al ricamo, per salvaguardare la sua vista.



LA SCELTA FRANCESCANA

Nel 1931, decide di entrare nel Terz’Ordine Francescano. Parla con il suo padre spirituale, il frate cappuccino P. Cristoforo Carbonara, del suo sogno di diventare suora, ma lui le consiglia di vivere la sua consacrazione a Dio tra le mura domestiche, nel rispetto dei voti di povertà, castità e obbedienza. Ella ubbidisce al suo padre spirituale indossando, come segno della sua consacrazione, l’abito francescano, ma, sotto i suoi normali abiti, per riservatezza e per non essere derisa da chi non avrebbe potuto comprendere il suo stile evangelico di vita. Il 9 luglio 1932 inizia l’anno di noviziato nell’Ordine Francescano Secolare, presso il Convento dei Frati Minori Cappuccini di Campi Salentina (Le). Seguendo l’esempio di San Francesco d’Assisi, nel 1935, attraverso la Professione Solenne, prende i voti da laica.Dal 1943 al 1945 va spesso a trovare Padre Pio, anche se con molta difficoltà, essendo periodo di guerra. In uno di questi incontri “mamma” Nina esprime a Padre Pio la volontà di divenire sua Figlia Spirituale e Padre Pio le risponde: “Già lo sei”. Durante una delle ultime visite, Padre Pio le dice: “Non è più necessario che tu venga da me, verrò io a casa tua!”.Il 4 febbraio 1948, all’età di 37 anni, viene chiamata a guidare la Congregazione del Terz’Ordine Francescano di San Donaci. La sua semplicità, la sua abnegazione e la sua attenzione per le mamme in difficoltà, incoraggia altre giovani donne a seguire il suo esempio, entrando a far parte dello stesso Ordine Francescano. Guiderà il Terz’Ordine Francescano fino al 26 gennaio 1962.



CARITÀ E NASCONDIMENTO

Per tutta la vita, conforta tante persone nei momenti di prova, sostiene mamme che non possono avere figli, “si offre vittima per i Sacerdoti” e per molti bisognosi e difficili. “Se non si soffre, non si diventa maestri; la vera scuola si paga a proprie spese…. Lasciamo fare a Gesù”. Queste le parole che è solita dire a chi si affida a lei, che non rappresentano soltanto un semplice consiglio, ma una certezza che lei stessa vive a lungo nel suo letto, da lei definito “il letto dei segreti, il letto della sofferenza, fratello letto”. Nella completa riservatezza ha compiuto tante “opere di carità”. Come si legge ancora oggi entrando nella sua stanza, infatti, e come lei stessa diceva, “Il rumore non fa bene, il bene non fa rumore”.



“SANTE” CORRISPONDENZE

Si reca spesso al Santuario di Pompei a cause della sua profonda devozione al Santo Rosario, per affidare a Maria Santissima tutte le sue intenzioni e per sostenere, con gesti di carità, l’Opera di Bartolo Longo e i giovani in cammino verso il Sacerdozio. Nel Sacerdote, infatti, Nina vede Gesù e grazie a tale figura, lei riceve Gesù. Il suo cuore è sempre colmo di gioia nel momento in cui accoglie nella sua casa i ministri di Dio; “E’ Gesù che viene a visitarmi” ripete spesso.


In un suo soggiorno a Pompei, conosce Mons. Aurelio Signora, con il quale avrà diversi incontri. “Mamma” Nina, leggendo la rivista “Il Santuario di Pompei”, viene a conoscenza della vita di Giacomo Gaglione (una vita interamente passata su una sedia a rotelle), Terziario Francescano e fondatore dell'Associazione “L'Apostolato della Sofferenza”. A Capodrise (CE) fa conoscenza di Nicolina Gaglione e questo incontro condurrà ad una lunga ed intensa amicizia. Più volte Nina si reca nella casa di Giacomo Gaglione (ora venerabile), non solo per sostenere Nicolina, ma anche per consolare molti altri fratelli provati dalla sofferenza. Dopo la morte di Giacomo, avvenuta il 28 maggio 1962, Nina continuerà ad incontrare, a Capodrise, Nicolina. La stessa aveva, nella sua casa, la statuetta comunemente detta “Gesù Piccolino”, al quale Nina si rivolgeva con affetto filiale.La vita di questa semplice donna incrocia per decenni anche Fra Giuseppe Michele Ghezzi (oggi venerabile), che, andando di porta in porta, di casa in casa, con la sua bisaccia, ad annunciare il Vangelo della Carità, si ritrova a bussare anche alla porta della giovane Nina Lolli, che lo definisce spesso “il frate Santo”.A San Donaci fa dono della Statua di Santa Maria Bambina (proveniente da Milano) alla sua Chiesa parrocchiale, il 16 gennaio 2001. In questa occasione, la statua viene portata in processione, dalla casa di Nina fino alla Chiesa, dal parroco Don Amelio De Filippis, con una folta e commossa partecipazione di popolo. La statua è tuttora visibile nella Chiesa “S. Maria Assunta” sull’altare dell’Immacolata.



LA MORTE

Il primo giugno 2001, alle ore 13.15, detta il suo testamento spirituale ad Antonia Pennetta, sua fidata amica, che la accudisce negli anni di malattia, sino alla morte. «Quando sarà l’ora della mia morte, prendimi per mano e portami da Gesù. Sulla terra ho incontrato Dio e in cielo mi giudicherà. Mi sono sforzata come ho potuto, attendendo il suo giudizio e voi, anime della terra, giudicatemi come vi pare. Mi sono distaccata da tutto e da tutti, ho scelto sorella Carità che non muore in eterno. La “voce” mi disse: “Tu vivrai a lungo e morirai vecchia.”»Dice inoltre all’amica Antonia: “Le mie sofferenze le lascio a te, devi soffrire molto. Il Signore chiamerà prima Madre Teresa di Calcutta, poi Papa Giovanni Paolo II e dopo me”.Il tempo le ha dato ragione.Col passare degli anni, lo stato di salute di “mamma” Nina peggiora sempre di più. Ogni anno, durante la Settimana Santa, si aggrava e, nell’appropinquarsi della Festa della Santa Pasqua, si riprende. Ormai allettata, nell’impossibilità di recarsi di persona a Pompei, nell’ottobre 2003, riceve, nella sua modesta dimora, la visita del frate cappuccino Mons. Francesco Saverio Toppi, Arcivescovo Prelato di Pompei (oggi Servo di Dio). Il 18 luglio 2006, a pochi mesi dalla sua morte, viene confortata dalle Suore di Capodrise, che le portano la statua di “Gesù Piccolino”. Fin dalle prime ore del mattino, attende in preghiera il suo “Ninni bello”: è un incontro ricco d’una tale commozione da essere vissuto pienamente anche dai numerosi presenti.Gli ultimi mesi della sua vita, ormai quasi completamente cieca, trascorre gran parte della giornata con gli occhi chiusi e sempre in preghiera. Negli ultimi tempi, si aggiunge anche l’inappetenza: ormai si nutre solo di acqua e pochi cucchiaini di gelato. All’alba del 27 settembre 2006, alle quattro del mattino, spira, tornando alla casa del Padre, circondata dall’affetto di persone a lei molto care tra le quali Maria Marsiglia (che l’accudiva durante la notte), Gilda Scardino (nipote), Antonia Pennetta (sua fedele e confidente amica).La sera dello stesso giorno, tutti i ragazzi dell’Araldinato e i giovani della Gioventù Francescana del paese si riuniscono intorno al suo letto per una veglia di preghiera guidata da P. Giancarlo Maria Greco. La casa di “mamma” Nina è gremita di gente, nonostante ci sia un terribile temporale. La veglia è una festa, tra preghiere, canti e forte emozione.Il giorno successivo, nel pomeriggio del 28 settembre, da casa di Nina si snoda un lungo corteo fino alla Chiesa, dove si celebrano i funerali. C’è tanta gente accorsa anche dai paesi vicini. Non mancano i sacerdoti che l’hanno conosciuta: don Angelo Caputo, don Amelio De Filippis, Don Nino De Carlo, P. Giancarlo Maria Greco. Dopo il funerale, viene portata al cimitero e lasciata, per la notte, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie. L’altare è rivestito con i suoi ricami.La mattina del 29 settembre, alle 9.00, prima della sua sepoltura nella tomba di granito, sulla quale si erge una grande Croce con su la scritta voluta da “mamma” Nina “Croce Santa unica nostra speranza”, viene celebrata l’Eucarestia presieduta da Padre Giancarlo.“Mamma” Nina se ne va in punta di piedi, nel silenzio della notte, proprio come in silenzio aveva scelto di vivere. Dopo una vita spesa per il bene degli altri, ritorna, alla casa del Padre celeste.

Dalle testimonianze che, ancora oggi, continuano a pervenire da ogni parte d’Italia si evincono il suo totale abbandono alla volontà di Dio, il suo singolare modo di rapportarsi con chiunque l’avvicinasse o la frequentasse e la sua straordinaria capacità di ascolto e di consiglio.

Sull'esempio di una vita completamente offerta a Dio, sulle orme del poverello di Assisi, il 18 Aprile 2007 viene costituita L’Associazione Onlus “Amici di Mamma Nina”.


Il 4 marzo 2018 S.E.  Mons. Domenico CALIANDRO, Arcivescovo della Diocesi Brindisi– Ostuni nomina il Rev.do Padre Massimiliano NOVIELLO OFMCap. legittimo Postulatore della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Domenica Crocifissa “Nina” LOLLI, terziaria francescana.   

In data 28 Dicembre 2018 con l’insediamento del Tribunale si apre l’inchiesta diocesana sulla vita, virtù, fama di santità e segni della Serva di Dio e si chiude il 30 Aprile 2022 nella chiesa parrocchiale “S. Maria Assunta” di San Donaci, nell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni.

Il 22 Luglio 2022 con la consegna, presso il dicastero delle Cause dei Santi in Roma, dei plichi contenenti gli atti dell’inchiesta diocesana, si apre la Fase romana della causa di Beatificazione e Canonizzazione.

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